QUANTI SIAMO?
Quanti siamo esattamente? Ah, saperlo…
Secondo l’ Annuario statistico del Comune di Torino al 31 dicembre 2014 3 eravamo 898.714, mentre secondo l’Istat il primo gennaio del 2015 eravamo 896.773. Duemila in più o in meno non sono proprio noccioline. Differenze ben più rilevanti si osservano nell’anno del censimento e in quelli subito successivi a seguito delle operazioni di revisione delle anagrafi comunali. Le correzioni non sono trascurabili: in occasione dell’ultimo Censimento la sottocopertura censuaria è stimata in oltre 640.000 unità, su circa 60 milioni di abitanti (un po’ più dell’1%). Va detto che non si tratta di un problema o di una incapacità solo italiana: anche in America succedono più o meno le stesse cose (se non peggio) e gli ‘errori’ del censimento sono, in termini relativi, molto simili (si veda per esempio COHEN, J. E., Quante persone possono vivere sulla terra?, il Mulino, Bologna, 1998).
Quindi esistono più ‘misure’ di popolazione: una ‘legale’[1], una ‘statistica’[2] e una ‘anagrafica’ che misura le presenze nei registri comunali. (vedi ISTAT, Nota Informativa, Ricostruzione statistica delle serie regionali di popolazione del periodo1/1/2002-1/1/2014, 14 gennaio 2015 [3]).
Esistono poi differenze meno eclatanti, come quella tra individui residenti in famiglia e individui residenti in convivenze istituzionali[4] (le stime relative alle forze di lavoro[5] e alle altre indagini campionarie riguardano solamente la popolazione residente in famiglia).
Volendo si possono aggiungere le persone irregolari o gli immigrati clandestini la cui stima è alquanto incerta, approssimativa e variabile nel tempo (“Le grandi regolarizzazioni del 2002 hanno dato origine nel corso del 2003-2004 alla concessione di circa 650mila permessi di soggiorno”, Statistiche, Natalità e fecondità della popolazione residente, 2014. Si veda ad esempio, Congia M.C., “Il lavoro degli extracomunitari nelle imprese italiane e la regolarizzazione del 2002”, ISTAT, 2005, oppure Statistiche in breve, “La popolazione straniera residente in Italia”, anni vari). Quindi i dati attualmente pubblicati sono sostanzialmente allineati, ma la ricostruzione storica e le variazioni di anno in anno (o su periodi inferiori) richiedono maggiori cautele.
Detto questo, veniamo al punto: in sintesi gli abitanti di Torino sono un po’ di meno di 900.000 (l’approssimazione è almeno 1000 più, 1000 meno. Le unità sono praticamente prive di senso, anche se pubblicate e non forniscono una maggiore attendibilità al dato). Tale numero è sostanzialmente costante, ma probabilmente in calo negli ultimi anni. È anche ben visibile l’aumento successivo al quinto allargamento dell’Unione Europea (2007) alla Romania e Bulgaria.
Il problema dell’invecchiamento: chi pagherà le pensioni dei baby-boomer?
Fig.: Torino, Popolazione residente al 1° Gennaio 2015 per classe di età e nazionalità.
Fonte: Istat. http://demo.istat.it/pop2015/index.html
La figura, che mostra la popolazione residente a Torino per classe di età e nazionalità, mette chiaramente in evidenza il problema dell’invecchiamento della popolazione e il basso numero di nati e di giovani. Le generazioni del baby-boom, ormai più o meno 50enni, sono le coorti più numerose. Gli ‘Italiani’ tra i 45 e i 49 anni sono 60.000, i bambini italiani (con meno di 5 anni) sono meno di 30.000: meno della metà (coorti di popolazione che si dimezzano, cioè popolazioni che hanno poco più di un figlio per coppia, tendono velocemente a sparire: nonni 1000, genitori 500, figli 250, nipoti 125, ….).
Qual è l’unico rimedio? I flussi migratori, dal resto d’Italia (ma è più o meno nelle stesse condizioni), dal resto d’Europa (comunitaria e non ), dal resto del Mondo. Banalmente per ‘fare’ un ventenne occorrono 20 anni, non uno di più, non uno di meno. Se non lo abbiamo fatto 20 anni fa, non c’è modo di rimediare. E a parte i flussi migratori le proiezioni demografiche sbagliano poco. Quindi, a corollario, sorge un interrogativo: chi pagherà le pensioni dei baby-boomer?
L’irresistibile ascesa degli stranieri-italiani.
L’altro evento epocale illustrato nella figura è la presenza di stranieri: in alcune classi di età, quelle giovani tra i 25 e i 34 anni di età, quasi una persona residente su 3 non è italiana (ma moltissimi sono ormai ‘seconde generazioni’ di immigrati, sono cresciuti in Italia, hanno frequentato le scuole italiane, parlano italiano come prima lingua. Se cambiano le leggi per la cittadinanza una grande parte di questa distinzione è destinata a scomparire). Nel 2014 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state, in tutta Italia, quasi 130.000, su circa 5 milioni di stranieri regolarmente residenti. “Negli ultimi quattro anni è rapidamente cresciuto il numero di cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: passati da meno di 50 mila nel 2011 a oltre 120mila nel 2014 (+143%), Le acquisizioni di cittadini comunitari nel 2014 sono state 8.887 e nel 2013 6.682. ” (cfr. Istat, Statistiche, Cittadini non comunitari: presenza, nuovi ingressi e acquisizioni di cittadinanza, Anni 2014-2015, http://www.istat.it/it/archivio/171408)
Il Comune di Torino pubblica anche i dati relativi alla popolazione distinta per luogo di nascita: comune, provincia, regione, italia ed estero. La figura raggruppa i dati per l’aera metropolitana di Torino, il resto del Piemonte, il resto d’Italia e l’estero. Per i maggiorenni la percentuale di nati all’estero è maggiore rispetto a quella degli ‘stranieri’ (italiani nati all’estero e acquisizioni di cittadinanza) e fornisce indicazioni analoghe. Tra il 30 e i 34 anni quasi il 35% della popolazione residente è nata all’estero. Tra i bambini, specie per quelli con meno di 5 anni i nati all’estero sono una frazione minima, ma quelli ‘stranieri’ sono quasi il 30%. Se fosse considerato italiano (si veda il dibattito sullo ius soli e si consideri che in Europa ogni Stato ha le sue regole per l’acquisizione della cittadinanza) chi nasce in Italia, l’immagine della presenza di stranieri sarebbe molto diversa (e anche molte altre statistiche).
Fig.: Torino, Popolazione residente al 31 dicembre 2014 per area di nascita.
Fonte: Annuario statistico 2014 Comune di Torino . Tavola 3. 10 – Residenti per area di nascita, genere e classi di età – Anno 2014. (http://www.comune.torino.it/statistica/osservatorio/annuario/2014/)
Dalla figura emerge anche la forte presenza, nelle classi più anziane, di persone nate in altre regioni, effetto almeno in parte dei flussi migratori del dopoguerra. Il numero di stranieri residenti a Torino è quasi raddoppiato in 10 anni: da 78.613 nel 2005 a 142.191 nel 2012 (anno di massima presenza). Negli ultimi si è ridotto. Dalle ultime cifre pubblicate sono meno di 138.000.
Il dato più sorprendente: mortalità infantile e aspettativa di vita
Il dato più demografico più sconvolgente, soprattutto se si estende il periodo temporale considerato a più di un secolo oppure se si osserva il mondo intero, è quello sulla mortalità, specie quella infantile. L’Italia sotto questo profilo occupa una invidiabile posizione, tra le prime al mondo per quanto riguarda la probabilità di sopravvivenza dei bambini nati (cfr. per esempio ISTAT, La mortalità dei bambini ieri e oggi in Italia, Statistiche Focus, 15 gennaio 2014). Oggi, in Italia, si contano meno di 2.000 decessi di bambini sotto i 5 anni (quasi tutti sono in realtà sotto l’anno di vita), su una popolazione di oltre 2,2 milioni. Nel 1887 erano quasi 400.000! Senza andare in anni che sembrano lontanissimi, nel 1947 erano ancora più di 100.000 e nel 1981 più di 10.000, nel 1991 più di 5.000.
A Torino i crudi numeri sono ancora migliori: 13 decessi sotto i 5 anni. Detto in altro modo, mio nonno era un ragazzo del ’99, del 1899, quelli mandati in guerra a nemmeno 18 anni. Uno dei 2.1 milioni di bambini con meno di 5 anni censiti nel 1901. Uno dei sopravvissuti ai tassi di mortalità di inizio del secolo scorso: in quegli anni 300 bambini su 1000 nati vivi morivano prima dei 5 anni. Metà dei funerali portava al cimitero persone con meno di 25 anni. Oggi morendo prima dei 20 anni finisci sul giornale, tanto è raro l’evento. Di cosa ci lamentiamo allora?
Sul tema si veda Angus Deaton, “La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza“. Il Mulino, 2015.
A parte i dati dell’annuario statistico comunale, tabelle su aspettativa di vita e mortalità arrivano ‘solo’ al dettaglio provinciale.
La speranza di vita alla nascita, nel 2014 in Italia, è di quasi 85 anni per le donne (84,985 per la precisione) e più di 80 per gli uomini (80,281). Per la provincia di Torino i valori sono un po’ più alti: 85.156 per le donne e 80,667 per gli uomini. Un buon progresso rispetto a 10 anni prima: 83.681 per le donne e 78.114 per gli uomini. Negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita è aumentata di quasi un anno e mezzo per le donne e di 2 e mezzo per gli uomini (notevole ma il decennio precedente si era chiuso con più 2.9 anni per le donne e più 3,4 anni per gli uomini).
Note
[1] Questa definizione ha valenza di “certificazione amministrativa” per diversi fini di legge, tra i quali la consistenza demografica dei Collegi Elettorali, l’inclusione o meno nel Patto di Stabilità interno, la determinazione del sistema di voto per le elezioni amministrative e altri provvedimenti di carattere nazionale o locale.
[2] In questo caso la popolazione determinata al fine di non distorcere le stime con perturbazioni dovute a tali fenomeni. e viene adottata nella produzione delle stime della Contabilità nazionale e per le stime che provengono da alcune fondamentali indagini campionarie (in primis quella sulle Forze di Lavoro che, a loro volta, contribuiscono alla definizione degli aggregati economici.
[3] http://www.istat.it/it/archivio/145206
[4] Dal glossario Istat: Convivenza:Insieme di persone che, senza essere legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità e simili, conducono vita in comune per motivi religiosi, di cura, di assistenza, militari, di pena e simili. Le persone addette alla convivenza per ragioni di lavoro, se vi convivono abitualmente, sono considerate membripermanenti della convivenza purché non costituiscano famiglia a sé stante. I principali tipi di convivenza sono:istituti d’istruzione, istituti assistenziali, istituti di cura pubblici e privati, istituti penitenziari, convivenze ecclesiastiche, convivenze militari e di altri corpi accasermati, alberghi, pensioni, locande e simili, navi mercantili, altre convivenze (ad esempio, case dello studente)
[5] Link al PDF